Ultimamente stiamo assistendo a un trend importante, adottato soprattutto dai grossi brand che attuano operazioni di rebranding basate sul minimalismo al fine di coinvolgere il consumatore finale, sempre più protagonista delle strategie di marketing.
I marchi si snelliscono, si alleggeriscono graficamente e visivamente arrivando all’essenziale e al minimalismo, al fine di sfondare il muro che si interpone fra il brand e il consumatore.
Il Debranging è, di fatto, un rebranding.
Il naming, logotipo, è stato prima integrato nel pittogramma (il segno grafico) e nel tempo eliminato completamente fino raggiungere una semplificazione visiva e concettuale. Il brand va a sintetizzarsi e a porsi in una maniera più light, trasparente e amichevole, più umano.

È un processo fatto di piccoli passi, una riduzione e semplificazione che avviene nel tempo a fronte di determinate scelte e strategie che devono tenere conto di molteplici fattori come, il target, il posizionamento e il mercato di riferimento. Il debranding non è per tutti.
Con gli anni e l’esperienza si può comprendere davvero il significato del “meno”: togliere significa scegliere e scegliere significa attribuire pesi diversi e valutare le priorità, semplificare significa adeguare il messaggio all’interlocutore perché diventi dialogo, e non quindi un mero esercizio di stile grafico.
Per attuare un processo di debrandiong occorre che il brand sia Maturo. Questo significa avere una storia forte e riconoscibile dai colori condivisi e un’immagine riconosciuta dal pubblico.